Cosa c'è di sbagliato ad essere indipendenti?
Amy Smith, Ph.D, New York
Traduzione di Daniele Paradiso
Nella nostra cultura occidentale viene molto apprezzata l’idea dell’indipendenza, ma qualche volta tendiamo ad esagerare. Per molti di noi il successo va di pari passo con l’individualismo. In una società molto competitiva ci si può facilmente sentire isolati, questo clima di rivalità può essere stimolante, spingerci a tirare fuori il meglio, ma qualche volta questo significa farcela con le proprie forze, soli contro tutti.
Per quelli cresciuti con una forte influenza del modello americano, statunitense, l’idea dell’indipendenza è spesso legata al mito di individui straordinari che, partendo dal basso, sono riusciti ad imporsi e a “farcela da soli”. Mentre il coraggio e la perseveranza sono sicuramente importanti nella vita, queste storie possono darci un’idea del tutto distorta di quello che è l’autonomia, idealizzandola, facendo nascere in noi l’irrealistica aspettativa di perseguire i nostri obiettivi in modo solitario, minimizzando quanto invece l’aiuto degli altri possa contribuire in modo determinante al nostro sviluppo.
Gli altri sono molto importanti per il nostro benessere
Lo stato di dipendenza totale è qualcosa di cui tutti abbiamo fatto esperienza, anche se non lo ricordiamo. Alla nascita abbiamo davvero molto bisogno di cure per vivere, alimentarci, dormire, muoverci, essere protetti. Biologicamente nasciamo molto immaturi, dopo nove mesi di gestazione, rispetto alle altre specie e il nostro allevamento è molto più lungo e impegnativo. Sopravviviamo solo se i nostri genitori o qualche altro adulto, si occupa continuamente dei nostri bisogni di base. Perciò abbiamo bisogno di sentire che i nostri bisogni sono compresi dagli altri, anche quando non li sappiamo esprimere a parole. Quando cresciamo questo estremo bisogno degli altri rimane un ricordo profondo, rispetto al quale possiamo sentirci a disagio. Da adulti poi, ci illudiamo di aver superato quella fase per sempre, talvolta negando l’evidente bisogno affettivo, oltre che materiale, che ci lega agli altri esseri umani. L’autosufficienza spinta all’estremo ci porta ad allontanarci da quei rapporti che potrebbero farci ancora crescere, rinunciando così allo scambio di idee, sentimenti, conoscenze e strumenti talvolta molto utili.Le ricerche sulla “sana dipendenza”
Partendo dall’osservazione delle relazioni reali tra bambini e genitori, e dell’effetto positivo che può avere una sicurezza relazionale sulla vita mentale, negli ultimi decenni alcuni psicoanalisti hanno rivalutato l’idea della dipendenza. Robert Bornstein ha riformulato l’idea della dipendenza come tratto comune a tutti i tipi di personalità. Nel suo modello la dimensione dipendenza-indipendenza deve essere bilanciata in modo sano, mentre agli estremi si troverebbero modalità opposte di sofferenza.
Una dipendenza sana, secondo gli studi contemporanei, consente alle persone un migliore equilibrio emotivo, soddisfazione personale, ottimismo relazionale, ma anche di lavorare in modo individuale se necessario.
Le persone che invece rifiutano di chiedere aiuto pagano un costo sociale e professionale piuttosto alto. Pur di non sentirsi bisognosi, rifiutano ogni opportunità di imparare dagli altri e di coinvolgerli nei loro progetti. Così però, si espongono maggiormente al rischi di sentirsi isolati, incompresi e depressi.
I vantaggi della dipendenza dagli altri
Secondo Amy Smith, psicologa clinica del William Alanson White Institute di New York, la ricetta per ridurre l’eccesso di indipendenza può essere semplice.
Se chiedere aiuto non ti viene naturale, fai pratica. Datti la possibilità di superare l’iniziale imbarazzo e inizia a sperimentare. Partendo lentamente, prenditi il tempo di capire come ti senti a coinvolgere gli altri. Potrai notare degli immediati risultati:
- Si alleggerisce il lavoro. Può sembrare ovvio, se accetti di essere aiutato i tuoi compiti diventano più facili, questo può portare ad un’enorme recupero di energie.
- Impara di più. Alcune persone hanno molte più conoscenze di quelle che mostrano, chiedendo loro aiuto potrai imparare molto più di quello che ti aspettavi. Molte persone sono disponibili e sorprendentemente generose nel condividere la saggezza accumulata attraverso l’esperienza e gli errori commessi, anche solo per il piacere di sentirsi utili. Mostrando un genuino interesse e facendo domande contribuisci ad un arricchimento reciproco.
- Collaborare aumenta i risultati. Domandare agli altri un aiuto porta spesso a forme di partecipazione, inoltre per migliorare il proprio rendimento è necessario aprirsi ai suggerimenti e alle opinioni degli altri, abbandonando il proprio individualismo per utilizzare meglio gli stimoli per ottimizzare il nostro approccio.
- Migliora le relazioni. Se si chiede con cortesia e rispettosamente l’opinione o l’aiuto di qualcuno la relazione con quella persona migliorerà. È una occasione per mostrare fiducia e apprezzamento.
Un numero sempre maggiore di ricerche empiriche mostra che possedere una rete sociale è un importante fattore per la salute fisica e il benessere psicologico. In molti contesti possiamo osservare un cambiamento culturale. Per esempio a scuola o sul lavoro, siamo sempre più spesso incoraggiati a collaborare nel lavoro di gruppo. Questo cambiamento culturale è certamente positivo. Anche le ricerche sulla dipendenza mostrano che controbilanciare all’indipendenza delle forme sane di interdipendenza reciproca aiuta le persone a sentirsi bene con sé stesse e nella loro vita. La capacità di fidarsi degli altri inoltre può essere considerata, per alcune persone troppo indipendenti, la chiave per sentirsi realizzati nella vita e aperti al futuro.
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